“La carie, così come la malattia parodontale, é causata dall’azione di un biofilm patogenetico, che in condizioni più patologiche che protettive provoca una demineralizzazione dei tessuti duri del dente, che può esitare in una cavitazione. In Odontoiatria Restaurativa e Protesica, nel corso degli anni, inspiegabilmente, sempre più é andato a perdersi quello che dovrebbe essere il fine ultimo di ogni atto medico: la cura della malattia. Tecnicismi talvolta esasperati si rivolgono, infatti, al trattamento dell’esito della patologia cariosa: la cavità, mentre non altrettanto certosine attenzioni si dedicano a quelle che sono le CAUSE che hanno dato luogo a tale manifestazione patologica. E’ difatti tanto assodato, quanto intuibile, che la mera esecuzione di un restauro non riduca il rischio che si formino nuove cavità cariose nel resto della bocca e ai margini del restauro appena eseguito. Praticamente, la sola esecuzione di un restauro, non ha nulla a che vedere con la cura della malattia “carie”, rappresentandone, infatti, solo una minima parte, peraltro necessaria, del suo trattamento. I “motori generanti della carie” sono noti e ben conosciuti, ma molto raramente si compie una corretta diagnosi cariologica volta all’individuazione di questi fattori e alla stadiazione in base al loro “peso” nella genesi della patologia. Un corretto piano di cura dovrebbe quindi prevedere una serie di manovre e consigli comportamentali atti alla rilocazione dei cofattori maggiormente chiamati in causa nell’attività della patologia, in una zona di minor rischio, andando contemporaneamente ad indebolire i “punti di forza” della malattia e a rinforzare i “punti deboli” del paziente.”
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