Editoriali

ASO E LA CAPANNA DELLO ZIO TOM

Negli anni 50/60 andava di moda e commuoveva un sacco di gente un libro dal titolo: “La Capanna dello Zio Tom”. Erano anni nei quali gli afroamericani cominciavano a battersi per i loro diritti, a manifestare e a lottare per superare le drammatiche condizioni nelle quali erano tenuti in buona parte degli Stati Uniti d’America. Da subito le aree più combattive identificavano nella Capanna dello Zio Tom il più vergognoso dei romanzetti a servizio dell’Apartheid: ci si commuoveva, certo, l’importante era non ribellarsi.

Abbiamo assistito a Cervia al desolante quanto vergognoso ripetersi della Capanna dello Zio Tom per gli ASO. Un convegno nazionale organizzato da IDEA (Italian Dental Assistant) e presentato, guarda caso, da una frase di un padrone: Henry Ford. Non c’erano citazioni reperibili tra i sindacalisti, i combattenti per la libertà, così numerosi nel popolo italiano: hanno ritenuto necessario recuperare la frase di un padrone americano. E di conseguenza si è sviluppata tutta la giornata.

Da Antonio Pelliccia che ha presentato “Tre regole per migliorare la qualità della vita professionale e personale” ad Alessandrini che ha spiegato: “Competenze e tecniche soft skills del professionista nel quadro dei nuovi scenari di lavoro”. Non sono stati capaci, gli organizzatori, di trovare dei relatori ASO in grado di parlare del loro mestiere. Ma il capolavoro è stato quello di invitare Corrado Bondi (nella foto, Segretario Sindacale ANDI Nazionale) a parlare del CSO, cioè della nuova figura che dovrebbe fare ciò che non può fare perché la legge ha affidato ciò che dovrebbe fare alle ASO qualificate. Arrampicandosi sui vetri il dott. Bondi spiega che c’è una grandissima differenza perché il CSO farà quello che deve fare l’ASO ma lo farà “sotto diretto controllo e responsabilità dell’odontoiatra”, mentre invece, udite…udite, l’ASO farà quello che deve fare “in regime di dipendenza e svolge la propria attività in collaborazione con l’equipe odontoiatrica, secondo linee organizzativo-operative definite, attenendosi alle disposizioni dei professionisti sanitari” (accordo Stato Regioni 27/11/2017). Sentita la differenza? No? È perché siete in malafede!

Deve essere stata una cosa penosa vedere delle assistenti farsi prendere in giro dai datori di lavoro, magari anche sorridendo e applaudendo. Come se i sindacati dei metalmeccanici avessero invitato Marchionne a spiegare con grande enfasi perché trasferiva la produzione in Polonia, mettendo in cassa integrazione o lasciando a casa decine di migliaia di lavoratori.

Si è così chiuso un altro penoso capitolo della “Capanna della Zia Tomma”.

Ma poi, siete sicuri che le ore di aggiornamento promesse arriveranno?

No, non siete sicuri: Infatti perché possa essere considerato aggiornamento, questo deve essere comprovato da un programma coerente, devono essere tracciate le entrate e le uscite e, soprattutto, il discente deve dimostrare di avere capito qualcosa di quanto si è spiegato in aula, attraverso un questionario finale. Alcune regioni, come il Piemonte e il Veneto si sono espresse chiaramente in tema di aggiornamento. E poi, i controllori non controlleranno solo la documentazione consegnata al discente, controlleranno anche quella di chi ha erogato l’aggiornamento. Fatto tutto? Se no, quelle non sono ore di aggiornamento obbligatorio e NON possono essere documentate o esibite ad un possibile controllo.

Giulio C. Leghissa, Segretario Generale SIOD

Fulvia Magenga, Segretario Generale SIASO