Cultura

Global spirit tour

872055e202Il Global Spirit Tour 2017 dei Depeche Mode approda allo stadio di Milano San Siro, dopo Roma e prima di Bologna. Si tratta di un giro di concerti a supporto dell’ultimo disco del gruppo inglese intitolato Spirit appunto, pubblicato a marzo scorso.

Lo stadio è ormai pieno quando poco dopo le 21, subito dopo le note di “Revolution”, i tre membri storici dei DM salgono sul palco. I Depeche Mode sono sulla scena musicale da oltre 30 anni e, come per gli altri mostri sacri del rock, il concerto rappresenta un evento e una sorta di autocelebrazione per i musicisti e per loro fan. In effetti il pubblico presente è composto da 40/50enni che con ogni probabilità seguono la band fin dagli esordi.

Il frontman è il cantante Dave Gahan e non si risparmia agitandosi con grande fascino e carisma per le oltre due ore di concerto; il chitarrista Martin Gore invece è la sua spalla ideale, più riflessivo ma si prende anche lui grandi applausi cimentandosi come cantante su alcuni brani. Poi c’è Andrew Fletcher alle tastiere oltre a un paio di musicisti aggiunti.

Il genere è un mix fra Elettronica, New Wave e sinth – pop con melodie semplici supportate da sonorità oggi molto forti (la batteria prevale su tutto); l’immagine del gruppo è da sempre molto “dark” e glamour , con tanto di unghie smaltate di nero e tatuaggi a go go. Ma oltre alla forma, è la sostanza che conta e in effetti di belle canzoni in repertorio ce ne sono parecchie. Dopo l’inizio dello show focalizzato sui brani dell’ultimo album, si arriva con un crescendo alle hit storiche più conosciute. Ad esempio l’orecchiabile Everything Counts del 1983 che fà letteralmente esplodere lo stadio, il capolavoro Enjoy the Silence e l’ultima canzone del set regolare: la ritmata Never let me down again.

Ma il picco musicale arriva durante i bis quando partono le note di Heroes, bellissimo tributo a David Bowie, eseguita da vera rock band (sembra di ascoltare gli U2!) e questo dimostra che la buona musica ha radici comuni e reciproche contaminazioni.

Chiude il concerto la strepitosa Personal Jesus, non a caso l’aveva registrata anche l’originale “man in black” Johnny Cash quando, negli ulti anni di vita, decise di cimentarsi sui classici più belli della musica contemporanea.872055e202