Una recente revisione Cochrane si è posta come obiettivo la valutazione dei trattamenti più efficaci e sicuri della sindrome della bocca che brucia. Burning Mouth Syndrome (BMS) è un termine impiegato per identificare una condizione caratterizzata da dolore e bruciore in uno o più distretti della cavità orale (nella maggior parte dei casi labbra e lingua) in assenza di alterazioni obiettivabili delle mucose orali e senza una causa identificabile. La prevalenza di questa condizione nella popolazione varia da 0.1% a 3.9%. La maggior parte delle persone affetta da BMS riferisce ansietà, depressione, alterazioni della personalità e scarsa qualità di vita. Nei pazienti affetti da BMS, la revisione confronta l’efficacia dei numerosi trattamenti proposti rispetto al placebo sul miglioramento dei sintomi, della qualità di vita, della percezione del gusto e della sensazione di secchezza al cavo orale. Nella revisione sono stati analizzati 23 trial clinici randomizzati per un totale di 1121 soggetti di cui l’83% femmine. I trattamenti proposti negli studi sono antidepressivi, ansiolitici, anticonvulsivanti, benzodiazepine, colinergici, integratori, radiazioni elettromagnetiche, agenti barriera, psicoterapia e terapie topiche. Gli autori concludono che non c’è evidenza scientifica sulla necessità di trattare i pazienti affetti da BMS. Comunque, i filoni di ricerca da seguire dovrebbero essere i trattamenti impiegati nei pazienti affetti da neuropatie o la psicoterapia.
Cochrane Database Syst Rev. 2016 Nov 18;11:CD002779. Interventions for treating burning mouth syndrome. McMillan R1, Forssell H, Buchanan JA, Glenny AM, Weldon JC, Zakrzewska JM.
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