Tre domande con relativa risposta per pubblicizzare ”Conoscere le normative per lavorare serenti, per evitare problemi e sanzioni” è il corso che si terrà nella sede di Henry Schein/Krugg, Via dei Lavoratori n. 7 a Buccinasco, il 27/28 Maggio 2016. Per presentarlo, abbiamo rivolto tre domande al relatore Giulio Cesare Leghissa.
Davvero era necessario organizzare un corso di un giorno e mezzo su questi temi?
Ci sarebbe voluto un tempo ben maggiore, ma non si può chiedere troppo alla buona volontà dei colleghi. Le normative vengono spesso “subite” e snobbate come fastidiose incombenze. Uno degli scopi del corso è proprio spiegare come queste normative sulla sicurezza, al di là di compilazioni farraginose e pasticciate, rappresentino un principio di civiltà e di progresso. Non si può perdere la salute sul lavoro, come spesso avviene, perché le aziende non si interessano delle condizioni nocive di certe produzioni o di certi reparti. La salute è il bene supremo dell’essere umano e la sua salvaguardia è un dovere fondamentale. Quante volte si sono sentiti colleghi dire che con tutta la burocrazia non si può più fare il nostro lavoro? È questa idea sorpassata e sbagliata che vorremmo superare: le normative per la sicurezza SONO IL NOSTRO LAVORO. Non esiste l’otturazione, l’estrazione, la corona, senza il rispetto delle norme di sicurezza che fanno si che facendo quel lavoro nessuno venga esposto a rischi per la salute.
Però per rispettare tutte quelle norme si perde un sacco di tempo, no?
Intanto non si perde tempo ma si impegna tempo. E poi è un problema più generale di cultura e di organizzazione. Di cultura perché noi dobbiamo inquadrare il nostro lavoro nel più generale e importante ruolo di fornitori di servizi per la qualità della vita del cittadino. Di organizzazione perché con una attenta gestione delle risorse umane e strutturali si risparmia molto tempo e si vive meglio.
Lei insiste da trent’anni sulla qualità del servizio per il cittadino. Che cosa intende realmente?
Intendo che non si può fare un’otturazione senza parlarne con il cliente, spiegando per esempio quanto sia importante smettere di fumare. Lo sapete che solo una piccola parte di odontoiatri chiede al paziente se fuma? Noi ci occupiamo di un dente cariato e ce ne freghiamo del cancro? Lo sapete che solo pochi team (parlo di team perché questa cultura deve vivere in tutta la squadra che va formata e aggiornata su queste questioni) mettono la garza sul vassoio di prima visita? E se non c’è la garza come si fa a spostare la lingua per cercare eventuali lesioni iniziali? E allora? Togliamo il dente del giudizio e non vediamo il cancro sul dorso della lingua? Questi sono solo alcuni esempi di cosa vuole dire qualità del servizio. E insisto: deve coinvolgere tutta la squadra perché tutti devono ragionare in questo modo e far sentire al cliente che ci preoccupiamo della sua salute.
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